RNO A VENERDÌ 7 GENNAIO 2011 ORE 20.30 TURNO B DOMENICA 9 GENNAIO 2011 ORE 16.00 IL RATTO, OVVERO TUTTE LE NOTE INDISPENSABILI Di Massimo Contiero “Con tutta la buona volontà, un nuovo Ratto non avrebbe più potuto scriverlo. In esso mi pare di scorgere l’età giovanile dell’uomo, la fioritura impossibile a rinnovarsi, che fugge lasciando attenuati i difetti ma trascinando via con sé i fascini irrecuperabili” Carl Maria von Weber Tralasciando i due titoli minori, Bastien und Bastienne(Bastiano e Bastiana), del 1769 e Der Schauspieldirektor(L’impresario Teatrale), del 1786, fra le altre due opere tedesche di Mozart, Die Eintfürung aus dem Serail (Il ratto dal Serraglio), del 1782 e Die Zauberflöte(Il flauto magico), del 1791 è indubbio che sia quest’ultima a ricevere il maggior favore della critica e del pubblico, di quello italiano in particolare. Basterebbe del resto vedere la diversa frequenza con cui i due titoli vengono programmati e la diversa discografia. Tuttavia siamo convinti che la preferenza sia accordata non per le qualità musicali, ma in ragione dell’importanza del libretto, essendo quello del Flauto assai più originale: come è noto, mette in scena, tra il buffonesco e il severo, una rappresentazione del percorso iniziatico della Massoneria. Il libretto del Ratto invece ha un soggetto abusato all’epoca, una “turcheria”, come si diceva per tutti quei testi che si rifacevano al mondo mussulmano. L’espansionismo ottomano era stato una minaccia per Vienna e per l’Europa per l’ultima volta nel 1683, arrivando fino a porre l’assedio alla capitale asburgica, ma la sconfitta degli aggressori da parte di Eugenio di Savoia, aveva lentamente mutato la qualità dei rapporti e dell’interesse per quel mondo. Gradatamente, grazie ad opere come Nathan il saggio e Sultan Saladin di Lessing, re Thoas di Goethe e Lettres persanes di Montesquieu l’Illuminismo aveva trovato modo, certo anche in polemica anti-cattolica - di parlare di libertà religiosa. Il Traité sur la tolérance (Trattato sulla tolleranza) di Voltaire è del 1763 e vi si affermano con forza i principi della pacifica convivenza e comprensione al di là del fanatisimo religioso. Mozart, rompe con il principe vescovo della natia Salisburgo, Colloredo, il 10 maggio 1781 e ha il coraggio di stabilirsi nella cosmopolita Vienna, dove vuole tentare una carriera senza dipendenze. Trova una città in cui da un anno Giuseppe II è succeduto alla cattolicissima madre Maria Theresa. Giuseppe II è un sovrano illuminista, più progressista della sua stessa corte: abolisce diversi privilegi feudali nobiliari ed ecclesiastici. La massoneria (cui lui stesso è forse iscritto) conosce un momento di raro prestigio e, come noto, anche Mozart ben presto aderisce. Nobili come il conte Thun, il barone van Swieten, bibliotecario di corte, che inizierà Wolfgang al culto di Bach, appartengono ad un élite che condivide queste idee. Wolfgang cerca di trasmettere entusiasmo al padre, del tutto contrario alla sua partenza: “le assicuro che questo è un posto magnifico, il migliore al mondo per chi fa il mio mestiere”. Tra gli intenti dell’imperatore c’è quello di favorire il rafforzarsi di un’opera nazionale. Nel mondo di lingua tedesca, come d’altronde nel resto d’Europa, il predominio del melodramma italiano è assoluto. A Vienna occupa l’Hoftheater, il teatro di corte, ed è una forma d’arte raffinata e destinata ai ceti elevati. I
testi messi in musica fanno spesso riferimento alla classicità greco-romana e sono redatti in una lingua letteraria di somma eleganza. Pietro Metastasio è il poeta cesareo e i suoi libretti sono modelli di riferimento per tutti. Diversi di essi conoscono molteplici versioni in musica. Mozart stesso aveva utilizzato le sue rime per Ascanio in Alba, ma nel 1782 Metastasio muore e nel frattempo maggior spazio si apre per il gusto popolare che si indirizza piuttosto al Singspiel, commedia in tedesco che alterna parti cantate e parti recitate e i cui argomenti vanno dalla favola alla quotidianità. Le melodie sono alla portata di cantanti-attori, tutt’altra cosa dai virtuosi strabilianti pretesi dall’opera italiana, con le sue grandi arie col daccapo. Dopo aver interrotto la consuetudine di appaltare la gestione del Teatro di corte ad impresari privati, affidandolo ad un sovrintendente di nomina regia, Giuseppe II decide di finanziare anche lo spettacolo più amato dai ceti meno abbienti, istituendo, nel 1777, al Burgtheater, il Singspiel nazionale, spostandolo dal Kärtnerthortheater. Le commissioni a Salieri del Rauchfangkehre a Mozart del Ratto dal Serragliorappresentano dunque la volontà di nobilitare il genere, scritturando compositori di prima grandezza. Nel 1781 Mozart firma il contratto e cerca subito un librettista, rivolgendosi a Gottlob Stephanie (1740-1810), ispettore teatrale, il quale, per non frapporre indugi, gli propone un adattamento di Belmonte und Constanzedi Cristoph Fiederich Bretzner, che Mozart accoglie volentieri, perché in buona parte gli ricorda quella Zaideche aveva iniziato nel 1779, per proprio conto, a Salisburgo ed aveva lasciata incompiuta. Non mancano le proteste di Bretzner: “Un tale di nome Mozart a Vienna ha avuto l’ardire di svilire il mio Belmonte und Constanze trasformandolo in un libretto d’opera. Avanzo qui le più solenni proteste per questa violazione dei miei diritti e mi riservo ulteriori passi”. Ma Bretzner aveva a sua volta copiato da The captive, e l’argomento era assai abusato: circolerà, invertendo i ruoli dei protagonisti, fino all’ Italiana in Algeri di Rossini. Va sottolineato un cambiamento fondamentale dovuto alla versione di Mozart e Stephanie: in Bretzner, Selim lascia libero Belmonte perché riconosce in lui suo figlio, mentre qui Selim libera Belmonte nonostante riconosca in lui il figlio del suo peggior nemico, a dimostrazione di quale piacere sublime sia il perdono e l’esercizio della tolleranza, precetto basilare della filosofia dei Lumi. La buona lena è immediatamente comunicata da Wolfgang al padre: 1 agosto 1781 “È tanto il piacere di musicare il libretto che ho già terminato la prima aria della Cavalieri [Constanze], quella di Adamberger [Belmonte] e il terzetto che conclude il primo atto. Il tempo è poco, è vero; la rappresentazione è prevista per la metà di settembre; solo che le circostanze legate al periodo in cui verrà eseguita e in generale tutte le altre considerazioni rallegrano talmente il mio spirito che mi affretto con la massima foga al mio scrittoio e vi rimango seduto con grandissima gioia”. Dopo il successo di Idomeneoa Monaco, il 26 gennaio 1781, Mozart ha ormai ben chiara la sua vocazione teatrale e per questo incarico, che deve lanciarlo a Vienna, l’esile forma del Singspiel gli va stretta. Ora vuole avere il pieno controllo sul testo: riferisce della duttilità di Stephanie al genitore: “Il libretto me lo rimaneggia - e proprio come voglio io, al pelo - e da lui quant’è vero Dio non pretendo di più! Ho spiegato per filo e per segno al Sig. Stephanie come dev’essere quest’aria [l’aria di Osmin del primo atto Solche hergelaufne Laffen]. La maggior parte della relativa musica era già pronta senza che Stephanie ne sapesse ancora niente”. Scrive un’ouverture importante, con una sontuosa orchestrazione. (L’orchestra, per tutta l’opera, ha un importante funzione di sottolineatura e commento dello
svolgimento dell’azione). C’è una sezione destinata alla musica turca, quella cioè dei giannizzeri (Janitscharenmusik), che era eseguita dalle bande musicali dei riottosi soldati dell’impero ottomano i cui strumenti distintivi erano l’ottavino, il triangolo, i timpani e la cassa. “È molto breve, alterna continuamente il piano con il forte e sul forte, riappare sempre la musica turca. Così procede modulando in varie tonalità; e io credo che, ascoltandola, a nessuno accadrà di addormentarsi, anche dopo un’intera notte insonne”. Al coro dei Giannizzeri spetterà anche di chiudere l’opera cantando “Bassa Selim lebe lange”(Viva il Pascià Selim). Soprattutto Mozart scrive grandi arie, alla maniera italiana, dimostrando quanto il genere potesse essere congeniale anche alla lingua tedesca. Con grande modernità, la prima aria di Belmonte, “Hier soll ich dich denn sehen, Konstanze” (Qui dunque ti rivedrò, Costanza), è preannunciata nell’ouverture, ancorché in modo minore. Il collegamento si coglie benissimo perché Belmonte entra in scena subito cantando, secondo quanto impose Mozart a Stephanie, il quale aveva invece previsto un monologo recitato. Particolarmente elaborate sono le arie di Constanze, destinate alla Cavalieri, interprete assai rinomata, favorita di Salieri. In particolare il n. 10, Traurigkeit ward mir zu Lose (La tristezza fu il mio destino), in sol minore, è preceduta da un recitativo accompagnato (Adagio) di grande espressività e vi si fa raffinato uso del corno di bassetto. Lo stesso si può dire del n. 11, Martern aller arten(Martìri di ogni sorta), in do maggiore: ha una sontuosa introduzione ed è caratterizzata da lunghissimi tratti di agilità, nei quali dispiegare virtuosismo tecnico non certo alla portata di cantanti attori. “L’aria di Constanze l’ho un po’ sacrificata alla facile ugola della Cavalieri”, ammette Mozart. Ancora un recitativo accompagnato in re minore dai soli archi, di forte patetismo “Welch ein Geschick”(Quale fatalità) precede il duetto ”Meinetwegen sollst du sterben” (Per colpa mia devi morire) tra Constanze e Belmonte. Dunque l’alternanza tra momenti di forte comicità e di elegiaca malinconia, se non addirittura di tristezza e pessimismo, è continua, deviando dall’unico proposito di far sorridere, caratteristico del Singspiel. Come nell’opera italiana, abbondano anche concertati, duetti, terzetti, quartetti, quintetti. Così Mozart valorizza tutti i ruoli e oltre la coppia dei protagonisti, anche quella dei servitori, Blonde e Pedrillo, ha parti musicali ben sviluppate. Pedrillo ha una Romanza (così la chiama Mozart), “In Mohrenland gefagen war”(Ero prigioniero nella terra dei Mori) che comincia in si minore, toccando una corda di tenerezza che è insolita per un simile ruolo. Particolare attenzione viene riservata ad Osmin, il sovrintendente del palazzo del Pascià. È il personaggio gretto e violento, contraltare del nobile Selim. Per suo mezzo ci si fa beffe di certe usi e credenze orientali. Blonde (che è inglese), da lui inutilmente corteggiata, lo mette a posto dicendo che a ben altro trattamento sono abituate le donne europee e cioè con esse bisogna agire “Con lusinghe e tenerezze” (n. 8 “Durch Zärtlicheit und Schmeichlein”). Nel duetto con Osmin, Pedrillo lo fa derogare con facilità dal precetto mussulmano di non bere alcool: è il n. 14 “Vivat Bacchus! Bacchus lebe”. Il canto di Osmin è quello che è più assimilabile al Singspiel e Mozart pensa che i versi scritti da Stephanie siano “perfettamente adatti al carattere dello sciocco e volgare Osmin”. Il suo esordio è un Lied in sol minore, non un’Aria: “Wer ein Liebchen hat gefunden”(Chi ha trovato un cuoricino), di chiara impronta popolaresca. Osmin e Selim anticipano l’arroganza di Monostatos e la magnanimità di Sarastro del Flauto magico, ma qui il ruolo di Selim è solo recitato. Pare fosse stato in origine destinato al canto anch’esso, ma l’interprete, tale Walther, era talmente inadeguato che il
compositore preferì affidarlo all’ottimo attore Dominik Jautz. In sostanza Mozart scrive un Singspiel tedesco avendo spesso in mente l’opera italiana e le ragioni della sua grandezza musicale, che erano date dalla superiorità della musica sulle parole: scrive al padre Leopold, il 13 ottobre 1781 “In un’opera la poesia deve assolutamente essere la figlia ubbidiente della musica. Perché mai le opere comiche italiane piacciono ovunque? Con tutta la meschinità del libretto… Perché la musica vi regna sovrana e fa dimenticare tutto il resto. Tanto più un’opera deve piacere se l’impianto del testo è stato elaborato bene; ma le parole devono essere scritte unicamente in funzione della musica, senza mettere qua e là, per amore di qualche miserabile rima (rime che, per Dio, si dica quel che si vuole, non contribuiscono affatto al valore di una rappresentazione teatrale, ma possono danneggiarla) parole o intere strofe che rovinano tutto il disegno del compositore, che capisce il teatro ed è egli stesso in grado di combinare qualcosa, e un bravo poeta e come dire una vera fenice”. Forse proprio per questo finisce dal discostarsi dal modello consueto di Singspiel. Al termine della prima, il 16 luglio 1782 al Burgtheater, il manifesto predominio della musica sulla recitazione provoca il ben noto commento dell’Imperatore: “Troppo bello per le nostre orecchie. E troppe, troppe note, caro Mozart”. La risposta del compositore è priva di soggezione: “Neppure una più del necessario, maestà”. Ormai Mozart si sente un musicista maturo, un uomo libero. Non per nulla, senza consenso del padre, il 4 agosto, sposa la sua Constanze, stesso nome dell’eroina del Ratto. Non era passato un mese dal debutto del Ratto dal serraglio, che sarebbe stato il successo più duraturo fra quelli che il musicista conobbe durante la sua vita.
QUALCHE APPUNTO REGISTICO di GABBRIS FERRARI In questo allestimento il palazzo di Selim Pascià in terra di Turchia diventa, come in uno dei racconti di Calvino, una strana città senza nome. I vari elementi eterogenei e fantasiosi della scena che, durante lo spettacolo si assemblano in forme sempre diverse, rendono l’idea di un trasformismo che priva i luoghi della trama (ma sarebbe più giusto dire delle trame) di precisi punti di riferimento e si discosta da una collocazione narrativa convenzionale sia geografica che temporale. In questo modo, pur nel più grande rispetto per il testo e mantenendo inalterati i contenuti ideali che si agitano nell’opera, è possibile dare allo spettacolo quella assoluta libertà di invenzione che esso richiede. Rimane intenzionalmente nella messa in scena lo spirito di una palese “estetica orientale” intesa non come derivazione diretta e imitativa bensì, più semplicemente, come fonte di libera ispirazione. Le strutture e le forme che creano sulla scena il gioco compositivo provengono da culture diverse, talvolta anche lontane fra loro e maturate in alvei tradizionali di natura opposta. Infatti sono presenti nell’allestimento elementi allusivi tratti da figurazioni tribali islamiche o le forme in sintesi di strutture riconducibili, anche nel colore (la dominante della scena è rossa), a certe Moschee africane realizzate con i criteri dell’architettura Butabu. A evocare con maggior efficacia la cultura islamica, intesa con grande
acutezza nell’opera mozartiana, si impone, non solo visivamente, la presenza di una grande cupola d’oro la quale, se pure in dimensioni teatrali, ricorda la cupola che domina la città di Gerusalemme. Inutile spiegarne il significato simbolico. Lo stesso vale per quell’elemento a punta conica che riprende in forma libera la cima di un minareto presente a Istanbul. La piccola città teatrale di Selim Pascià è realizzata su diversi piani e percorsa da sotterranei e gallerie e, come succede per molte città invisibili di Calvino, è piena di cose insolite e di sorprese. I palazzi, le torri e tutto il resto sono più 26 vuoti che pieni, le scale portano a non luoghi e le strade conducono verso niente, come si addice a quel mondo immaginario e spesso onirico che si percepisce talvolta in alcune fiabe di un libro capolavoro: “ Le Mille e una notte”, altro punto di riferimento per l’invenzione scenica e l’interpretazione dello spettacolo. C’è qualche altro aspetto relativo alla lettura dell’opera che val la pena evidenziare ed è lo spirito pungente che pervade il profilo dei diversi personaggi, il perfetto disegno psicologico di ciascuno di essi e la difesa della propria cultura e delle differenti, reciproche convinzioni. Vale, come esempio fra tutti, la figura di Blonde la quale manifesta con decisione, senza timori di sorta la propria contrarietà verso una cultura che considera le donne esseri fatalmente sottomessi ai voleri del maschio. Blonde, qualche secolo addietro, difende principi oggi attualissimi. Dalla parte opposta la figura di Osmin, luogotenente del Pascià, il quale pur manifestando in vari modi tutta la sua malvagità non ce la fa con Blonde e i suoi amici. Osmin è destinato ad essere perdente, un predestinato alla sconfitta. Un altro degli aspetti essenziali della regia, è quello di entrare nel ritmo serrato del testo e coglierne le infinite sottigliezze, un non detto che si esprime esclusivamente attraverso le capacità attoriali e a questo proposito occorre dire che il cast in quest’opera è sorprendente. “Il Ratto” è un meccanismo teatrale che ripropone tutta la sapienza spettacolare del Settecento. I “codici” letterari e i personaggi del teatro europeo, quello italiano in particolare, vi affiorano in abbondanza e questo è un dato di rilievo che si evidenzia anche attraverso il profilo di alcuni personaggi e soprattutto con qualche citazione che certamente non sfuggirà all’attenzione degli spettatori. Quando il sipario alla fine si chiude, l’impressione che rimane potrebbe essere indefinibile e cioè quella di aver assistito ad uno spettacolo che si esaurisce nel suo stesso farsi in quella sera e che nel caso di una seconda visione potrebbe anche essere completamente diverso. “Nessuno sa meglio di te, saggio Kublai, che non si deve mai confondere la città col discorso che la descrive”e questa citazione tratta dal racconto: “La città e i sogni” di Calvino potrebbe anche rappresentare una giusta sintesi dello spettacolo e la degna chiusura di questa breve nota. JONATHAN WEBB direttore d’orchestra Nato nel Kent, in Gran Bretagna, laureato in composizione ed esecuzione musicale all’Università di Manchester, ha iniziato la sua attività nella musica da camera come violinista, pianista e clavicembalista; è stato Direttore Stabile per sei anni alla Israeli Opera Theatre a Tel Aviv dove ha diretto più di 40 opere tra le quali Jenufa, Così fan tutte, A Midsummer Night's Dream, The rake's Progress, Faust, Il Barbiere di Siviglia, Cavalleria Rusticana, I Pagliacci,
Carmen, Don Pasquale, Madama Butterfly, Der Freischütz, Les Contes d'Hoffmann, L'elisir d'amore, Samson et Dalila, Cenerentola, La Traviata, Lucia di Lammermoor, Tosca, La Juive, L'Italiana in Algeri, Macbeth, Manon Lescaut, Un Ballo in Maschera. Direttore ospite di diversi Teatri europei tra i quali la Deutsche Oper di Berlino (dove ha diretto Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, La forza del destino, Carmen), Koeln (La Traviata), il Volksoper Wien (Die Zauberflöte, Don Pasquale e Der Zigeunerbaron), Dublino (Le Nozze di Figaro, Falstaff), l’Opéra de Nice (L'Histoire du Soldat di Stravinskij), il Teatro La Fenice di Venezia (Tancredi di Rossini). Invitato dal Teatro Carlo Felice di Genova a collaborare con Gary Bertini per Peter Grimes di Britten, vi è ritornato per concerti e per The Rape of Lucretia di Britten, opera che ha diretto anche al Teatro de la Maestranza di Sevilla, al Teatro Regio di Parma e al Romolo Valli di Reggio Emilia. E' stato più volte invitato dal Teatro Sao Carlos di Lisbona dove ha diretto Eine florentinische Tragödiedi Zemlinsky, Skupoj Ritsar di Rachmaninov, La Navarraise di Massenet, Cavalleria Rusticana di Mascagni e Il Barbiere di Siviglia di Rossini. E' stato invitato dal Festival Mozart di A Coruna 2007 per dirigere Il Re Pastore e nel 2009 per Zaide produzione di Graham Vick. Ha diretto Don Giovanni, Così fan tutte e Nozze di Figaro con la regia di Daniele Abbado al Teatro Filarmonico di Verona e al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. E' tornato recentemente al Teatro Carlo Felice di Genova per la produzione di Emanuele Luzzati de Il Turco in Italia di Rossini e in Febbraio 2009 all'Israeli Opera di Tel Aviv per dirigere La piccola volpe astuta di Janacek (in lingua originale). Il restaurato Teatro Petruzzelli di Bari il 25 ottobre ha riaperto la sua stagione d'opera con la nuova produzione di Daniele Abbado di A Midsummer's night Dream di Britten diretta da Jonthan Webb. Per il 40esimo anniversario del Wexford Festival ha diretto The Rose of Castile di Balfe. Al primo Festival Internazionale di Cesarea ha diretto Turandot con la regia di Hugo de Ana; ha preso parte al Festival Settembre Musica di Torino, e al Liturgica Festival di Gerusalemme. Per la riapertura dell'anfiteatro di Roma dopo 1500 anni ha diretto l'Orchestra e Coro Giovanili dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella messa in scena di Edipo a Colono con la musica di Mendelsshon per “Colosseo 2000”. Ha collaborato con Seiji Ozawa al Saito Kinen Festival in Giappone. Appassionato del teatro musicale del '900, ha diretto West Side Story di Bernstein all'Opera House di Manchester, Company di Sondheim alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra; a Roma, Bari e Reggio Emilia ha diretto Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Weill con la regia di Daniele Abbado, opera che ha recentemente ripreso con l'opera studio del Teatro Goldoni di Livorno in collaborazione con i Teatri di Lucca, Pisa e Ravenna. Ha collaborato con registi quali Robert Wilson, Robert Carsen, Lindsay Kemp, Goetz Friedrich, Hugo de Ana, Denis Krief, Stefano Vizioli, Guido de Monticelli, Emilio Sagi, Elio de Capitani, più volte con Daniele Abbado e Graham Vick. Per la sua attività nei teatri della Toscana Pisa, Lucca, Livorno, dove ha diretto La Traviata, A Midsummer Night's Dream, Acis and Galathea e Falstaff di Verdi, nel 2004 ha ricevuto il “Premio Internazionale Ultimo 900 Pisa 2000 Nel Mondo” e la medaglia dall'Associazione Pisana “Amici della Lirica”. GABBRIS FERRARI regista Nasce a Rovigo dove tutt’ora vive e lavora. Svolge i suoi studi presso l’Istituto d’Arte di Modena, successivamente e per breve tempo all’Accademia di Belle Arti di Bologna e quindi a Venezia. Per molti anni sviluppa un’intensa attività di pittore e realizza mostre personali e di gruppo partecipando alla vita artistica di quel periodo anche con scritti e interventi. Pur non trascurando la pittura,
rallenta l’attività espositiva per dedicarsi maggiormente, dagli anni Settanta, alla ricerca teatrale e al costume. Nei primi anni Ottanta realizza scene e costumi per la Fenice di Venezia di sue grandi riscoperte: “Il mondo alla roversa” e “Il mondo della luna”, rispettivamente per la regia di Cobelli e di A. Tagliolini. Sono due opere giocose di Galuppi/Goldoni che ottengono grande successo e molto interesse da parte della critica europea. Svolge un intenso lavoro didattico, prima come docente presso l’Accademia di Belle Arti a Urbino, della quale è stato per alcuni anni Direttore. Ha curato regia, scene, costumi di molte opere teatrali e liriche fra cui Boheme, Lucia di Lammermoor, Elisir d’amore, Orfeo ed Euridice, La visita meravigliosa di Rota, Falstaff, Il ratto dal serraglio. Nel corso di molti anni ha illustrato e pubblicato suoi libri. Per alcuni anni ha curato le scenografie per l’allestimento del Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo fino all’età romana. Attualmente è direttore artistico del gruppo teatrale “Minimiteatri” e tiene un corso di Storia della Scenografia per l’Accademia Belle Arti di Bologna. Oltre ad occuparsi della regia, delle scene, delle luci e dei costumi de Il ratto dal serraglio di Mozart, sta realizzando, su incarico del Comune di Recanati, l’allestimento del museo dedicato a Beniamino Gigli. MARCELLO MORRESI collaboratore alle scene Nato a Pesaro, figlio di artisti lirici, si diploma in flauto traverso al Conservatorio G. Rossini. In seguito, appena diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Urbino, inizia con Gabbris Ferrari una lunga e viva collaborazione come assistente in lirica e prosa. Firma scene per il teatro I. Zajc di Rijeka con la regia di N. Mangano. Assistente scenografo nell’ufficio tecnico del Rossini Opera Festival partecipa agli allestimenti di Tancredi - ed.1999 - regia P. L. Pizzi e Cenerentola ed. 1998 Ronconi-Palli. E’ stato assistente-scenografo di E. Job e recentemente di A. Fiorentino per vari spettacoli di prosa. E’ docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel Corso di Scenografia del Melodramma, cura la formazione dei giovani studenti guidandoli nella progettazione e messa in scena di spettacoli lirici in collaborazione con il Conservatorio B. Maderna ed il teatro A. Bonci di Cesena. ANGELA TEDESCO aiuto regista e costumista Nasce a Trento dove si diploma in pianoforte. Prosegue gli studi umanistici a Milano dove nei primi anni novanta si avvicina al mondo del teatro collaborando con il Teatro alla Scala per diversi anni, diventando inoltre docente all’Accademia di Arti e Mestieri. In seguito collabora con altri Enti Lirici approdando al Teatro Regio di Parma dove rimane in veste di responsabile del reparto di sartoria per tre anni. Collabora con alcune delle più prestigiose sartorie teatrali italiane e, nell’ultimo anno, con Stage Entertainment per la realizzazione dei principali musical europei. Durante la pluriennale attività ha collaborato con svariati registi tra cui Franco Zeffirelli, Hugo de Ana, Denis Krief, Mario Martone, Liliana Cavani, Luca Ronconi, Pier’Alli. GABRIELLA COSTA soprano Diplomata in pianoforte, laureata in musicologia e in lingue e letterature straniere, si perfeziona in canto in Olanda, in Francia e in Italia. Vincitrice del Concorso Internazionale “F.Cilea” e del Concorso Nazionale “Città di Conegliano Veneto”, debutta in campo operistico nel ruolo di Gilda nel Rigoletto di Verdi, cui fanno seguito numerosi altri impegni in opere di Mozart, Donizetti, Rossini, Paisiello, Cimarosa, Verdi e Cherubini. Si esibisce in teatri come La Fenice di Venezia, Opera di Roma, Verdi di Trieste, Regio di Parma e Massimo
di Palermo, sotto la direzione di prestigiosi direttori d’orchestra quali J. Tate, G. Gelmetti, G. Ferro, A. Fischer, Lü Ja, V. Yurovsky, L. Hager, I. Karabtchevsky, F. Welser-Möst, K. Weise, K.L. Wilson, H. Soudant, L. Guschlbauer, C. Desderi, S.A. Reck e registi del calibro di Andò, Barberio Corsetti, Gregoretti, Krief, Miller, Puggelli, Pressburger, Scaparro. Il suo vasto repertorio include inoltre numerosi brani di liederistica e di musica del Novecento che l‘ha vista interprete apprezzata in produzioni di compositori quali A. Schönberg, M. Betta, M. Nyman, Honegger, I. Stravinskij. È protagonista di diversi musical in Austria, Brasile, Canada, Francia, Giappone, Germania, Israele, Messico, Russia, Spagna, Repubblica Ceca. Partecipa sovente a produzioni in lingua tedesca, fra queste Die Entführung aus dem Serail di Mozart all’Opernhaus di Zurigo e a Palermo, Der Freischütz di Weber (Annchen) alla Fenice di Venezia, Ein Deutches Requiem di Brahms a Nantes con l’Orchestra dei Paesi della Loira, Moses und Aron (Das junge Mädchen) di Schönberg ancora a Palermo. Fra le opere in lingua francese, Werther di Massenet al Massimo Bellini di Catania, Jeanne d'Arc au bûcher di Honegger e La damnation de Faust di Berlioz a La Fenice di Venezia. Effettua numerose tourneés, tra le più importanti in Cina con l’Opernhaus di Zurigo, in Italia con il Massimo di Palermo per i Carmina Burana di Orff e in Germania (Berlino-Expo) con la regia di Scaparro, a Orvieto con La Fenice per la Grande Messa in Do Minore di Mozart (trasmessa in Mondovisione dalla Rai), in Brasile con l'Orquesta de Estado de Brasilia, in Russia con l'Orchestra Sinfonica di Sanremo e in diversi altri paesi europei. E' protagonista al Teatro Carlo Felice di Genova ne La Passione di Gesù Cristo di Paisiello con la direzione di Diego Fasolis, a Montecarlo nello Stabat Mater di Boccherini (considerata specialista indiscussa) con l’Orchestra della Toscana in occasione dell’inaugurazione dei restauri in San Marco a Firenze. Ha aperto le celebrazioni Belliniane 2008 a Catania con un recital di arie tratte da I Puritani e I Capuleti e i Montecchi con l’Orchestra del Massimo Bellini e ha inaugurato la stessa stagione concertistica 2008/09 con il Requiem di Fauré diretto di Marc Soustrot. Nel campo della musica antica, collabora costantemente con l’Academia Montis Regalis con produzioni che l’ hanno vista protagonista in Francia e in Italia e con l’Accademia Bizantina. Numerose le incisioni discografiche. SABRINA VIANELLO soprano Nata a Treviso, compie i suoi studi musicali nella sua città e a Vicenza sotto la guida della signora E. Tandura, diplomandosi col massimo dei voti e approfondendo il repertorio sacro parallelamente a quello operistico. Debutta a Treviso nel 1999 nella Medium di G. Menotti nei panni di Monica e nello stesso anno vince il premio Soroptimist al concorso “Viotti” di Vercelli. Nel 2000 vince il Concorso As.Li.Co. di Milano, debuttando poi nei teatri del circuito lombardo con le opere: Il Flauto magico (Pamina), La Bohème (Musetta), Le Comte Ory di G. Rossini (Comtesse Adele), La clemenza di Tito di W. A. Mozart (Servilia), Les Contes d’Hoffmann di J. Offenbach (tutti e tre i ruoli), I due timidi e La notte di un nevrastenico di N. Rota (Mariuccia e Lei). Nel 2003 è stata Serpina ne La serva padrona di G. B. Pergolesi e ne Il servo padrone di Aldo Tarabella e Musetta in La Bohème al teatro Massimo Bellini di Catania, diretta da Donato Renzetti; questa produzione è proseguita in Giappone. Nello stesso anno ha collaborato con l’orchestra Verdi di Milano diretta da Riccardo Chailly, che l’ha impegnata nell’esecuzione de Il Tabarro pucciniano. E’ stata di nuovo in tournèe
in Giappone e in Corea, impersonando Susanna ne Le nozze di Figaro e Corilla ne La prova di un’opera seria di F. Gnecco. In seguito è stata impegnata nei teatri di Padova, Catania, Palermo e Fano; qui ha interpretato di nuovo Musetta in La Bohème con la regia di Luciano Pavarotti. Ha partecipato alla realizzazione di un programma mandato in onda da Sky Classica: si è trattato di una rivisitazione dell’opera “La Traviata”, a cura di Francesco Micheli, rappresentata nel teatro La Cavallerizza di Reggio Emilia e Massimo di Palermo. Tra il 2005 e il 2006 ha debuttato nella Cleopatra di D. Cimarosa, in prima esecuzione assoluta, al teatro Caio Melisso di Spoleto, di Clorinda ne La Cenerentola e di Zerlina nel Don Giovanni al teatro Bellini di Catania, di Lisa ne La sonnambula in tournèe in Giappone con il teatro Bellini e nella Lucia di Lammermoor a Spoleto. Ha interpretato con successo al teatro La Fenice di Venezia i ruoli di Lucieta (I quatro rusteghi di E. Wolf-Ferrari) e di Marionette (La vedova scaltra di E. Wolf-Ferrari) . E’ tornata a La Fenice nel 2008 con le opere La rondine e Death in Venice ed è stata al Teatro Massimo di Palermo nel Gianni Schicchi (Nella) di G.Puccini. A marzo 2010 è stata al teatro La Fenice di Venezia nell’opera Dido and Aeneas di Henry Purcell (First Witch) e successivamente a Firenze per Die Entführung aus dem Serail nel ruolo di Blonde. Ha lavorato con direttori come Riccardo Chailly, Bruno Bartoletti, Donato Renzetti, Ottavio Dantone, Paolo Arrivabeni, Enrique Mazzola, Stefano Ranzani, Tiziano Severini, Giampaolo Bisanti, e con registi come Filippo Crivelli, Beppe De Tomasi, Pier Luigi Pizzi, Graham Vick, Davide Livermore, Massimo Gasparon, Gabbris Ferrari, Francesco Micheli. Alterna all’attività teatrale concerti di musica sacra ed è considerata una raffinata interprete del repertorio sacro di Bach, Mozart, Schubert, Vivaldi, Pergolesi, Boccherini, Rossini, Faurè, Dvorak. PAOLO FANALE tenore Paolo Fanale è nato a Palermo nel 1982. Inizia gli studi musicali e di pianoforte 65 al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, successivamente intraprende lo studio del canto con il M° Domenico Sanfilippo. Nel 2004 vince il Concorso Lirico Internazionale “Giuseppe Di Stefano” e nel 2005 partecipa al concerto che il dott. Franco Fussi organizza ogni anno al Teatro Alighieri di Ravenna esibendosi al fianco di celebri artisti. Nel 2006 canta nell’opera I sette peccati capitali di Kurt Weill con Ute Lemper al Teatro Comunale di Bologna e sempre nello stesso anno prende parte negli Stati Uniti ad un progetto della major discografica EMI che gli permette di esibirsi nella principali città d'America e di partecipare a molti show televisivi dove canta canzoni napoletane e classici americani. Nel 2007 debutta nel ruolo di Rodolfo nell’opera La Bohème a Roma e nel ruolo di Don Ottavio in Don Giovanni a Padova riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica tanto che Lorenzo Arruga parla di lui come di una “vera rivelazione”. Nel 2008 interpreta il ruolo di Orfeo in Orphée et Eurydice di Gluck a Bologna, il Duca di Mantova in Rigoletto ad Antibes e a Lacoste (Francia), Ferrando in Così fan tutte al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi diretto da Jean Christophe Spinosi, ruolo poi ripreso a Valencia per il suo debutto in Spagna. Si esibisce nel ruolo di Camille ne La vedova allegra a Salerno diretto da Daniel Oren. Nel 2009 canta Don Giovanni a Dublino, interpreta il ruolo di Fenton in Falstaff a Strasburgo e in agosto debutta presso la Finnish National Opera ad Helsinki con Così fan tutte. Tra gli impegni recenti e futuri: Lucia di Lammermoor a Reggio Calabria, La messa in do maggiore op. 86 di Beethoven con l’orchestra sinfonica della Rai di Torino, L’arbore di Diana di Martin y Soler al Liceu di Barcellona, Falstaff a Toulon e a Parigi con Daniele
Gatti presso il Teatro des Champs Elysées, Romeo et Juliette a Verona, il Requiem di Mozart presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, La vedova allegra a Napoli, Il Ratto del serraglio a Roma, Così fan tutte a Berlino, Idomeneo a Parigi e Il flauto magico ad Oslo. BJARNI THOR KRISTINSSON basso Bjarni Thor Kristinsson è nato nel 1967 in Islanda. Ha studiato canto presso il Söngskolinn di Reykjavik e con Helene Karusso e Curt Malm a Vienna. Tra il 1997 e il 2003 è stato componente della Volksoper di Vienna, dove ha cantato numerosi ruoli importanti, compreso John Falstaff in Le allegre comari di Windsor, Sarastro nel Flauto Magico, Dulcamara in L'Elisir d'Amore e il ruolo principale in Turco in Italia. Tre nuove produzioni hanno richiamato particolare attenzione dei critici e del pubblico: Bottom in Midsummer Night’s Dream di Britten, Pimen/Boris Godunov nella produzione di Harry Kupfer e Pogner in Die Meistersinger von Nürnberg. Alla Staatsoper di Berlino ha debuttato come van Bett in Zar und Zimmermann e nell’autunno 2000 ha interpretato con grande successo Osmin nella nuova produzione di Die Entführung aus dem Serail, seguito da altri ruoli importanti come Ochs in Der Rosenkavalier e Bartolo ne Le Nozze di Figaro. Da allora ha cantato in diversi importanti teatri d'opera, come la Staatsoper di Amburgo, Semper Opera di Dresda, Bayrische Staatsoper di Monaco, Deutsche Oper am Rhein, Badische Staatstheater Karlsruhe, Lyric Opera di Chicago, Opera Bastille di Parigi, Liceu Opera di Barcellona, Lisbona, Roma, Verona, Palermo, Firenze, Venezia, New National Theatre Tokyo , Liegi Royal Opera, l'Opera de Monte Carlo e Theater an der Wien. Il repertorio lirico di Bjarni Thor Kristinsson include molti ruoli importanti: il barone Ochs, Osmin, Sarastro, Komtur, Gurnemanz, Daland, König Heinrich, Wotan (Rheingold), Fasold, Fafner, Hunding, Pogner, Kaspar, Pimen, van Bett, Rocco e Dulcamara. Nel 2006 Bjarni Thor Kristinsson ha ricevuto il Theatre Award Iceland per la sua interpretazione di Osmin al Teatro dell'Opera islandese di Reykjavik. Progetti futuri includono tra l'altro: Il barone Ochs a Barcellona, Osmin a Colonia e Berlino e il re Marke a Tokyo. KRYSTIAN ADAM tenore Nato in Polonia, ha studiato canto sotto la guida di Bogdan Makal alla Music Academy di Wroclaw, vincendo anche numerose borse di studio offerte dal governo polacco. Nel gennaio del 2006 si diploma a pieni voti in canto e didattica musicale. Si trasferisce poi a Milano, dove continua i suoi studi al conservatorio G. Verdi sotto la guida di Rita Orlandi di Malaspina, vincendo una borsa di studio alla International Music Academy di Milano. Attualmente studia sotto la guida di Susanna Lotito. Dopo il suo debutto ne Il Barbiere di Siviglia (Conte d’Almaviva) a Gliwice nel 2001, Krystian Adam ha cantato i ruoli principali in La Clemenza di Tito e Il Matrimonio segreto, è stato Grimoaldo nella Rodelinda di Händel. Nella stagione 2003-2004 ha preso parte al Grosse Strauss Gala alla Konzerthaus di Vienna e al Gewandhaus di Lipsia. Nel 2006 ha cantato per Toscana Opera Festival. Nel settembre 2007 debutta al Teatro alla Scala cantando uno dei ruoli solistici nella prima mondiale di Teneke di Fabio Vacchi, sotto la direzione di Roberto Abbado, è stato quindi invitato a cantare alcuni brani sacri di Carissimi al Festival Nuove Settimane Barocche di Brescia e al Festival MiTo a Milano. È stato ospite di numerosi festival fra cui: Wratislavia Cantans, Forummusicum, Uckermark Music Festival. Nelle passate stagioni ha cantato il Messiah di Händel con la Cappella Gedanensis a Danzica, il Magnificat di Bach con l’Orchestra Verdi a Milano, l’opera comica di Gnocchi Amore scioglie i pregiudizi con l’ensemble Il Falcone a Genova. In Polonia ha appena ricevuto il premio per il “Miglior debutto dell’anno 2008” per la sua
interpretazione del ruolo di Tassilo nella Contessa Maritza di Kalman. È stato Don Basilio ne Le Nozze di Figaro e protagonista ne la Betulia Liberata di Jommelli a Bratislava e a Templin. Al Teatro Carlo Felice di Genova ha debuttato con La Passione di Stradella (Giovanni) con Diego Fasolis, per poi tornare nell’aprile 2009 quando ha interpretato Die Schöpfung (Uriel) di Haydn, sotto la direzione di Federico Maria Sardelli. Tra i suoi impegni più recenti: Matthäus- Passion (Evangelist) di Bach; Israel in Egypt di Händel con I Barocchisti e Diego Fasolis a Lugano e al Festival Monteverdi di Cremona; Der Mensch ein Gottesmörder di Leopold Mozart con Bozen Baroque Orchestra e Claudio Astronio a Wroclaw; Il Trionfo del Tempo e del Disinganno (Tempo) di Händel con Fabio Bonizzoni e La Risonanza a L’Aia, Regensburg, Melk e Schärding; Il Finto Turco di Piccinni (prima mondiale in tempi moderni) al Teatro Olimpico di Vicenza con L’Arte dell’Arco e Federico Guglielmo; Ariodante (Lurcanio) di Händel con Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli al Festival International de Musique Baroque di Beaune e al Festival “Via Stellae” di Santiago de Compostela; Il Mondo alla Rovescia di Salieri (prima mondiale in tempi moderni) al Teatro Filarmonico di Verona sotto la bacchetta di Federico Maria Sardelli; Griselda (Gualtiero) di Vivaldi a Cracovia; Dido and Aeneas al Teatro La Fenice di Venezia. Con Concerto Italiano e Rinaldo Alessandrini ha preso parte a un ciclo di concerti a Roma. Tra i suoi impegni futuri ricordiamo: La Cinesi (Silango) a Potsdam e a Winterthur; Die Entführung aus dem Serail (Pedrillo); Ritorno di Ulisse in patria (Pisandro) al Teatro alla Scala con la direzione di Rinaldo Alessandrini e la regia di Bob Wilson; La Giuditta (di Cambridge) nel ruolo di Oloferne a Rotterdam e a L’Aia. Ha registrato la Griselda di Vivaldi per la Deutschland Radio, il Requiem di Mozart e la Nona Sinfonia di Beethoven per Wroclaw Radio. Ha registrato per Deutsche Grammophon il Dixit Dominus di Pergolesi, diretto da Claudio Abbado. ANDREA ZANFORLIN attore Nel 2010 si diploma alla “Scuola di Teatro di Venezia Giovanni Poli” presso il Teatro a l’Avogaria e alla “Scuola Nazionale di Teatroterapia” con il titolo di operatore in teatro terapia. Viene selezionato per il Master Class Cinematografico tenuto da Bernard Hiller a San Giminiano (SI). Durante la frequentazione della scuola è subito scritturato in qualità di attore in Vita di Galileo di Bertold Brecht con la regia di Riccardo Bellandi. In seguito lavora in Mamole e Buli di Giovanni Poli con la regia di Paolo Bertinato ed interpreta il ruolo del Capitano ne La Commedia degli Zanni di Giovanni Poli con la regia del figlio Stefano Poli al Malibran di Venezia. Nel 2009 è lettore dei Promessi Sposi davanti al Patriarca Angelo Scola in occasione del Concilio Ecumenico nella Basilica di San Marco a Venezia. Attore televisivo in una co-produzione National Geographic-RAI (Voyager) con la regia di Gareth Harvey dal titolo Venezia e Vampiri e nel cortometraggio StrAGE regia di Marco Mion con la collaborazione di Beppe Lanci come direttore della fotografia. Attualmente è impegnato nella compagnia Minimiteatri di cui Gabbris Ferrari è il direttore artistico. Ha recentemente recitato ne La Luna è un Corpo Diafano, con la regia di Gabbris Ferrari. MARIANO CARLINI attore Nasce a Trento nel 1969, inizia lo studio del pianoforte e della musica a 12 anni, frequenta la scuola di danza “Club La Fourmie” studiando con Donatella Zampiero e lavora con Maria Grazia Torbol come danzatore, assistente e
coreografo nella sua compagnia. Dopo la maturità magistrale viene ammesso a Milano alla S.P.I.D. (scuola professionale italiana danza) dove lavora parallelamente come danzatore per diversi programmi televisivi assieme ad importanti coreografi tra cui Brian e Garrison negli studi RAI e Mediaset di Milano, Venezia e Torino. Nel frattempo si perfeziona nel canto, inizia lo studio della recitazione a Roma e vince una borsa di studio per la danza alla rinomata scuola “Steps On Broadway” a New York. Rientrato in Europa viene ingaggiato in numerosi musical in Francia, Germania, Austria e Svizzera dove può esprimersi come interprete attraverso non solo la danza ma anche il canto e la recitazione. La sua prima esperienza da co-protagonista in un film per il cinema Ti amo Maria avviene a Roma dove, con la regia di Carlo Delle Piane, recita al fianco di Laura Lattuada e Giampiero Ingrassia con la produzione di Antonio e Pupi Avati. Volendo affinare la sua qualità interpretativa attoriale si reca nuovamente a New York dove studia al prestigioso “The Lee Strasberg Theater and Film Institute”. Dopo questa esperienza di crescita artistica ha l'opportunità di cimentarsi in Europa non solo in musical ma anche in telefilm, dirette televisive, operette, spot pubblicitari, doppiaggio in italiano, tedesco ed inglese. Si perfeziona poi a Los Angeles nello studio della recitazione cinematografica ed altre metodologie interpretative (metodi: Stanislavskij, Strasberg, Chekhov, Grotovski). Negli ultimi anni in Europa, proseguendo la sua carriera come attore, cantante, danzatore, ha accettato importanti incarichi di coreografo, supervisore coreografico, assistente alla regia e dialog coach in produzioni internazionali. Dal 2007 è membro ufficiale di una giuria internazionale “E.S.D.U.” (European Show Dance Union) per le arti dello spettacolo. ORCHESTRA REGIONALE FILARMONIA VENETA (ORV) Risale all’estate del 1980 la nascita dell’Orchestra Filarmonia Veneta, costituitasi per iniziativa di Armando Gatto - che ne fu il primo responsabile artistico - per supplire alla mancanza di un’Orchestra al servizio del Teatro Comunale di Treviso. Fin dalla sua nascita, dunque, è stata al servizio delle esigenze produttive teatrali, esprimendo professionalità e sensibilità presto apprezzate anche fuori dal contesto veneto, impegnata subito anche nelle stagioni liriche del Teatro Sociale di Rovigo e in quelle di Operafestival di Bassano del Grappa e invitata al Teatro dell'Opera Giocosa di Savona, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, ai Teatri di Modena, Ravenna, Pisa, Bolzano, Trento, Vercelli, Ferrara. E’ stata lo strumento principale della Bottega - laboratorio internazionale per giovani cantanti e musicisti diretto da Peter Maag, ed ha pubblicalo per RivoAlto e Bongiovanni numerosi CD. Dopo la chiusura del luogo deputato all’espressione della propria operatività, il Teatro Comunale di Treviso, l’Orchestra si è costituita in Associazione autonoma, denominata Orchestra Filarmonia Veneta “Gian Francesco Malipiero”, stabilendo la propria sociale presso il Teatro Sociale di Rovigo. Ha recentemente mutato il suo nome in ORV (Orchestra Regionale Filarmonia Veneta). Il determinante sostegno finanziario della Regione Veneto ha consentito all’Orchestra di continuare nella sua attività lirico - sinfonica. La scorsa stagione operistica ha impegnato l’Orchestra in “Aida”, “Tosca”, “Turandot, “Macbeth”, “Traviata” e “Amica”. La stagione operistica 2009-2010 vede impegnata la Filarmonia nelle produzioni di “La Vedova Allegra”, “Tosca”, “Trovatore”, “Traviata” e “Il Ratto dal Serraglio”, mentre l’ambito concertistico è ricco di numerose programmi classici, sacri e di musica contemporanea. CORO DEL TEATRO SOCIALE DI TRENTO L’esperienza artistica del Coro del Teatro Sociale di Trento, ha avuto origine contestualmente alla lungimirante intuizione di riportare a Trento l’opera lirica con proprie produzioni. Le pagine affrontate nel corso di questi anni, hanno consolidato il gruppo vocale, che, oggi, si presenta alla platea come entità artistica matura, versatile e compiuta. Dalla collaborazione artistica ed umana con i direttori d’orchestra, registi e solisti incontrati nelle diverse stagioni, sono sempre scaturiti nuovi e significativi stimoli di crescita, favoriti da un clima di reciproca soddisfazione. Il coro è in grado di essere protagonista di progetti musicali particolari, di ampio spessore che ne valorizzano appieno tutte le generose potenzialità; si vede così concretizzato l’obiettivo originario di formare in Regione la prima e, per ora, unica compagine vocale professionale. I valori artistici e culturali espressi dal coro formano un ricco patrimonio di cui la sensibilità comune deve prendere piena coscienza. La compagine corale è nata con le produzioni operistiche del Centro Servizi Culturali S.Chiara di Trento; l'allestimento del Barbiere di Siviglia di Rossini nel 1999, anticipato dalla messa in scena de La Traviata e La Cenerentola di Rossini per l'inaugurazione del Teatro Sociale nel 2000 (occasione che ha determinato l'attuale denominazione del coro) sono le tappe che tracciano un itinerario artistico assai impegnativo. La stretta e proficua collaborazione con l'Orchestra Haydn e l'Orchestra Filarmonia Veneta, sotto la direzione dei Maestri Dario Lucantoni, Giancarlo Andreatta e Karl Martin, hanno portato il Coro ad esibirsi in altri teatri italiani quali il Sociale di Rovigo, il Verdi di Pisa, il Nuovo Teatro di Bolzano e all'Opera Festival di Bassano, riscuotendo unanimi consensi ed apprezzamenti. Da ricordare inoltre la partecipazione all'allestimento del Requiem di Verdi presentato in agosto 2001 a Bolzano, Bressanone e nel Duomo di Trento con l'Orchestra Haydn sotto la direzione del Maestro Cristian Mandeal. Nel 2001 ha partecipato a Così fan tutte di Mozart con la Direzione di Corrado Rovaris, rappresentato a Trento, Rovigo e Bolzano. Nel 2002-2003 ha partecipato alla prima nazionale della Messe Solennelle di Berlioz nel Duomo di Trento, per la direzione di Christoph Eberle, ed all'allestimento dell'Italiana in Algeri e del Don Giovanni, che hanno aperto le Stagioni Liriche a Trento, con la Direzione del Maestro Giancarlo Andretta. Nel 2004 ha cantato nella produzione del Centro S. Chiara di Trento Idomeneo, re di Creta di Mozart e nel 2005 in Curlew River di Britten, nel 2006 e 2007 ha preso parte alle produzioni de Le nozze di Figaro e La Bohème. Nel 2008, il coro è stato impegnato nella produzione del Macbeth verdiano, mentre per la stagione 2009/2010 ha preso parte alle produzioni di Tosca e Il Ratto del Serraglio. Il Coro del Teatro Sociale di Trento è preparato e diretto dal M° Luigi Azzolini. LUIGI AZZOLINI maestro del coro Inizia la propria carriera artistica come strumentista, diplomandosi brillantemente in violino e in viola presso il Conservatorio di Padova, intraprendendo successivamente studi di analisi, composizione e di direzione di coro e d’orchestra, in particolare nell’ambito del repertorio vocale e corale - strumentale. Da più di un ventennio all'attività strumentale affianca la direzione di coro ed orchestra: dal 1985 è direttore Coro Polifonico Castelbarco, dal 2000 è direttore del Coro del Teatro Sociale di Trento, e nel 2003 fonda l’Ensemble Vocale Continuum, compagine professionale per la ricerca, lo studio e l’esecuzione del repertorio da camera antico nonché moderno e contemporaneo. L’attività concertistica, molto intensa sia in qualità di strumentista che di direttore, lo vede impegnato in festival e stagioni
concertistiche in Italia, Germania, Austria, Belgio, Francia, Inghilterra, Svizzera, Russia e Giappone. Ha inciso ed incide per case discografiche quali Naxos, Tactus, Arst, Harmonia Mundi, Velut Luna, Bongiovanni, ed ha registrato per la RAI e la ORF. E’ docente al Conservatorio di Musica “C. Monteverdi” di Bolzano.
La Farmacoterapia implica el manejo, en condiciones controladas, de sustancias de actividadfarmacológica probada. Por ello, la administración coincidente en el tiempo (de la acción y/ode paso por el organismo) de dos o más medicamentos implica, de hecho, la pérdida de talescondiciones controladas. En definitiva, lo que ocurre con la irrupción de un segundo medicamentoen el tratamiento de un
esTABLIsHeD PATIenT LeveL-Iv (99214) vIsIT worksHeeT Think level IV if you do any of the following at a patient visit:• See a new problem with uncertain prognosis (e.g., lump in breast);• See a complicated injury (e.g., fall with loss of consciousness);• Spend more than 25 minutes with a patient. To confirm that it’s a level-IV visit, check the requirements below. DOCUMENTATION-BA